Casi di malasanità in Italia, la denuncia choc: “In un anno solare si registrano circa 34 mila denunce di cittadini per danni subiti da medici nelle strutture sanitarie: oltre 93 in media ogni giorno per casi gravi di malasanità. Un quadro sconfortante la cui conoscenza del degrado è sotto gli occhi di tutti, tranne dei politici imbelli o corrotti che ci vengono ancora a raccontare le frottole sul nostro (ex) bel sistema sanitario”.
L’allarme è stato lanciato da Codici, il Centro per i diritti del cittadino, alla vigilia della campagna Riprendiamoci la salute, invitando i cittadini a segnalare casi di malasanità, violazione delle liste d’attesa, favoritismi ai pazienti provenienti dalla libera professione, prescrizione di farmaci a seguito di sponsorizzazioni, falsificazione delle condizioni del paziente per aggirare il sistema delle liste d’attesa.
L’associazione afferma inoltre che “si muore di più che in passato a causa della caduta dei servizi. La mortalità è rilevante proprio in quelle regioni dove il carico di spesa per i cittadini è maggiore (Lazio, Campania, Calabria e Sicilia ) a causa del sistema di corruzione presente”. E ancora: “Nel 2017 spenderemo 115 miliardi di spesa pubblica e oltre 40 miliardi di spesa coperta direttamente dalle famiglie per avere questi bei risultati. Non possiamo continuare a pagare un servizio sanitario per sostenere privilegi e malasanità”.
Numeri allarmanti già denunciati in passato dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sugli errori in campo sanitario e sulle cause dei disavanzi sanitari: nel solo periodo di tempo che va dal 2009 al 2012, le denunce furono 570, e fra queste, 400 erano relative a casi che hanno comportato la morte del paziente, per errore imputato al personale medico e sanitario o per disfunzioni e carenze strutturali. Su 570 casi di presunti errori monitorati, 117 si sono verificati in Sicilia, 107 in Calabria, 63 nel Lazio, 37 in Campania, 36 in Emilia Romagna e Puglia, 34 in Toscana e Lombardia, 29 in Veneto, 24 in Piemonte, 22 in Liguria, 8 in Abruzzo, 7 in Umbria, 4 nelle Marche e Basilicata, 3 in Friuli, 2 in Molise e Sardegna, 1 in Trentino. Ciò significa che oltre la metà dei casi (303, ovvero il 53,1%) è riferito alle regioni del Sud (Molise, Campania, Basilicata, Puglia, Calabria e Sicilia). Ciò evidenzia come “le regioni che spendono di più non necessariamente hanno un’assistenza migliore“.